Comunicare è molto più che parlare: è costruire relazioni, autonomia, identità
Sono Nadia Bracaglia, logopedista, e attraverso percorsi personalizzati accompagno bambini, ragazzi e adulti nell'esprimere al meglio le loro capacità
Sei preoccupato perchè il tuo bambino ancora non parla?
💡 CONSIGLI UTILI
Il linguaggio è uno strumento fondamentale per comunicare, pensare e relazionarsi con gli altri. Il suo sviluppo comincia sin dai primi mesi di vita e segue tappe ben precise, che variano leggermente da bambino a bambino. Un intervento precoce è essenziale quando si notano difficoltà nel linguaggio: riconoscere e affrontare tempestivamente eventuali segnali permette di supportare al meglio la crescita del bambino.
Ecco alcuni segnali da tenere sotto controllo:
0-12 mesi
Scarsa o assente lallazione (es. "ba-ba", "ma-ma")
Non risponde ai suoni o non mostra interesse per la voce.
Scarsa attenzione condivisa (non guarda dove l’adulto indica).
Non utilizza gesti comunicativi (come indicare, salutare, fare ciao).
12-18 mesi
Non dice almeno 5-10 parole significative a 16 mesi.
Usa solo suoni incomprensibili o ripete sempre gli stessi.
Non comprende parole familiari (es. “ciao”, “no”, “dove è la mamma?”).
Non mostra interesse per comunicare con lo sguardo o i gesti.
18-24 mesi
Non dice almeno 50 parole a 24 mesi.
Non inizia a combinare due parole insieme (es. "mamma pappa", "vai su").
Scarsa comprensione del linguaggio.
24-36 mesi
Non forma frasi semplici (2-3 parole) entro i 30 mesi.
Il linguaggio è poco intelligibile anche per i familiari.
Continua ad avere difficoltà nel comprendere ordini semplici.
Intorno ai 5 anni il bambino dovrebbe aver acquisito tutti i suoni della lingua italiana, riuscendo a combinarli in maniera efficace e secondo il modello adulto entro i 6. Se al quinto anno il tuo bambino fatica ancora a pronunciare delle parole potrebbe essere necessario effettuare una valutazione specialistica.
Tra i vizi orali che più spesso capita di incontrare nella pratica clinica si osservano l'utilizzo protratto del ciuccio, del biberon ed il succhiamento del dito. Tali abitudini viziate possono interferire in maniera significativa sullo sviluppo del linguaggio, in particolare rispetto alla corretta articolazione dei suoni e, parallelamente, sulla dentatura e sui muscoli del viso. Anche in questo caso, risulta fondamentale intercettare quanto prima tali abitudini viziate così da ridurne gli effetti a lungo termine.
Ad esempio, per quanto riguarda il ciuccio, le linee guida del Ministero della Salute consigliano di interromperne l'utilizzo entro i 24 mesi, o comunque non oltre i 36. Per i bambini che succhiano il dito invece può essere più difficile interrompere questa abitudine dal momento in cui, essendo il dito attaccato al corpo, è sempre a loro disposizione.
In questo caso il logopedista può aiutarti ad individuare precocemente dei segnali di alterazione, proponendoti il percorso più adatto per favorire un corretto sviluppo della muscolatura di bocca e viso.
L’apprendimento della lettura e della scrittura è un processo graduale che si costruisce fin dai primi anni di vita, grazie all’esposizione al linguaggio, alle storie e alla curiosità verso i segni grafici. Generalmente, tali abilità iniziano a svilupparsi intorno ai 5 anni in maniera spontanea, per poi perfezionarsi negli anni successivi tramite l'inserimento a scuola.
Come anticipato, delle buone competenze linguistiche sono alla base dell'acquisizione della letto-scrittura: saper riconoscere i suoni, distinguerli tra loro, pronunciarli correttamente e manipolarli sono solo solo alcune delle abilità che vengono acquisite in età prescolare e che potranno favorire dei buoni livelli di apprendimento. Alcuni bambini, pur avendo ricevuto le stesse opportunità dei coetanei, incontrano ostacoli nell’imparare a leggere e scrivere. Le difficoltà possono riguardare la lentezza nella lettura, errori di inversione o omissione di lettere, problemi di comprensione del testo, scrittura poco chiara o numerosi errori ortografici.
La logopedia permette di intercettare tali difficoltà già dall'ultimo anno della scuola dell'infanzia, attraverso una valutazione accurata dei prerequisti degli apprendimenti scolastici, ossia quel pacchetto di abilità e competenze che il bambino dovrebbe possedere all'ingresso della scuola primaria. In questo senso, il logopedista può agire sia in maniera preventiva (già dai 5 anni) oppure intervenire nei primi anni della scuola primaria e quindi nel momento in cui dovessero presentarsi tali difficoltà d'apprendimento.
Il gioco non è solo divertimento: è il principale strumento con cui il bambino esplora il mondo. Nello specifico, il gioco simbolico, in cui l bambino "fa finta" di essere qualcun altro o di usare oggetti immaginari, permette di imparare nuove parole, costruire frasi, sviluppare il pensiero astratto, comprendere ed interpretare ruoli sociali. La sua versatilità permette quindi di poter essere usato quotidianamente nella terapia logopedica come strumento di apprendimento e, allo stesso modo, dai genitori direttamente nell'ambiente domestico.
Anche il gioco segue delle tappe di sviluppo, come può essere per le abilità linguistiche e motorie: il gioco simbolico inizia a comparire intorno ai 18-24 mesi, in cui il bambino inizia ad esempio a far finta di bere da una tazza vuota, per poi aumentare di complessità intorno ai 36 mesi, in cui si iniziano a creare più schemi di gioco (preparo da mangiare, apparecchio, mangio). Successivamente, nel gioco verranno inserite regole, ruoli ed attività più strutturate.
L'assenza totale di gioco simbolico a 24 mesi può quindi essere un campanello d'allarme per difficoltà di linguaggio e, più in generale, nello sviluppo.